Storia Delle Tonnare Siciliane
Nel corso dei secoli, lungo le coste del Mediterraneo, sono sorte tantissime aziende dedite alla pesca del tonno rosso, meglio conosciute come tonnare, che rievocano un pezzo di storia e di autentica tradizione marinara. Costruite con le fatiche dei tonnaroti, ci raccontano la vita e la cultura siciliana, divisa tra mare e terra. La pesca del tonno inizia nel Mediterraneo molte migliaia di anni fa già con i primi insediamenti umani. Successivamente i fenici constatarono che le migrazioni dei tonni avvenivano con intervalli regolari e idearono alcuni sistemi di pesca, ma solo nell’XI secolo con gli arabi venne ideato un metodo di pesca efficace, che prevedeva l’uso delle tonnare. Da sempre infatti in primavera il tonno (di andata) entra nel Mediterraneo dallo stretto di Gibilterra e compie un lungo giro delle coste siciliane per depositare le proprie uova, passando per lo Stretto di Messina. In autunno, una volta giunto nello Ionio e ormai privo di uova, il tonno (di ritorno) si dirige nuovamente verso l’Atlantico. La tonnara dunque è in realtà un intricato sistema di reti posto in acqua per interrompere e deviare il percorso dei tonni così da imprigionarli, ed è ancora oggi il sistema più utilizzato ed efficace per pescare i grandi pelagici azzurri. L’impianto costiero invece si chiama marfaraggio e racchiude le abitazioni del proprietario e dei tonnarotti, il cortile, i luoghi di pulitura e lavorazione del pesce, i depositi del sale e diversi altri magazzini, ma comunemente viene chiamato stabilimento o più spesso tonnara. Qualche giorno dopo la cattura dei tonni si procede con la mattanza, costituita da una prima fase in cui le reti vengono ritirate per costringere il pesce ad emergere a galla ed una seconda in cui i tonni vengono arpionati e issati nelle imbarcazioni. Naturalmente, il pescato veniva infine portato nei locali di pulitura, cottura e conservazione attraverso sale. Successivamente, con l’introduzione del metodo industriale e della tecnica di inscatolamento del tonno, il ruolo della tonnara è passato da attività di sostentamento ad attività pecuniaria basata sul commercio e i marfaraggi si sono ampliati ed evoluti, incrementando anche di dieci volte la forza lavoro e coinvolgendo dunque l’intera borgata, se non tutto il paese. Sorsero anche molte nuove strutture dedite alla pesca del tonno, basti pensare che all’inizio del Novecento Sicilia e Sardegna vantavano oltre 20 tonnare ciascuna. Tra queste la più grande e florida del Mediterraneo fu quella di Favignana, isola appartenente all’arcipelago delle Egadi, situata di fronte la punta ovest della Sicilia. Come diverse altre tonnare di andata, anch’essa risaliva ai secoli del dominio arabo.
Verso la metà dell’Ottocento l’imprenditore Ignazio Florio acquisì l’intera isola ed i relativi diritti di pesca, dando origine a quello che probabilmente fu il primo stabilimento per la conservazione del tonno sott’olio, reso possibile proprio grazie alla recente introduzione dei metodi di Appert e di Durand, che brevettarono rispettivamente il confezionamento del cibo sterilizzato e le scatole in latta a chiusura ermetica. Dopo aver rinnovato ed ampliato l’intero marfaraggio, da quel momento conosciuto come Stabilimento Florio, che si estende per circa 32 mila metri quadri, la tonnara di Favignana e l’intera isola si dedicarono alla commercializzazione del tonno rosso sui principali mercati internazionali, divenendo uno dei maggiori centri industriali del Mediterraneo.
Come dicevamo, i nuovi processi industriali giovarono molto all’economia delle aziende ittiche, ma causarono un abbassamento del costo del prodotto e un aumento della richiesta. Di conseguenza vennero ideati nuovi metodi di pesca, come le tonnare volanti, reti mobili collocate non più sulla costa, in prossimità delle tonnare fisse, ma in alto mare, sfruttando imbarcazioni sempre più grandi. In quel periodo inoltre non esisteva ancora la cultura della pesca sostenibile e molti pescavano con le reti a strascico, capaci di catturare tutto il pesce senza distinzioni, sradicando interi habitat in un colpo solo, usate ancora oggi da numerose industrie ittiche. Non bisogna dunque stupirsi se nella seconda metà del Novecento il fenomeno della pesca intensiva ha causato un’incredibile diminuzione degli stock di pesce pelagico presente nei mari e negli oceani, nonché il cambiamento di numerose rotte dei pesci, tonno rosso compreso. Anche lo Stabilimento Florio dovette chiudere i battenti, negli anni ottanta, proprio a causa della concorrenza dei grandi pescherecci che operavano al largo delle coste, con cui nessuna tonnara fissa poteva competere.
Con lo scopo di arrestare una simile criticità, nel 1957 venne creata la Politica comune della pesca (CFP), che ancora oggi regolamenta la quantità di pescato per ciascuna specie marina e per ciascuno stato dell’Unione Europea. Grazie a questa efficace gestione delle quote pesca (e non solo ad essa), oggi molti stock di pesce sono nuovamente in aumento, tra cui il tonno rosso.
Contestualmente, grazie all’interesse sempre crescente dei turisti verso l’antica cultura dei tonnarotti e della mattanza, oltre al desiderio dei popoli costieri di riscoprire le proprie radici e con esse le proprie tradizioni, nell’ultimo ventennio molte tonnare del Mediterraneo che versavano ormai in uno stato di abbandono sono state ristrutturate, trasformandosi in agriturismi, bagli, fabbriche e musei. È il caso dell’ex Stabilimento Florio, considerato oggi uno dei principali musei da visitare in Italia e definito dai turisti “un luogo suggestivo dove si fonde il passato con il presente”.
Ma non è tutto. Recentemente è giunta la notizia che la tonnara di Favignana riprenderà presto la sua attività!
Benché sprovvista delle quote pesca, squadre di tonnarotti si daranno nuovamente da fare, intonando le antiche cialome, per scopi culturali, sportivi e turistici. I tonni così catturati verranno subito rilasciati in mare, e non verrà effettuata alcuna mattanza. Tale attività sarà infatti gestita secondo le linee guida dell’Area Marina Protetta delle isole Egadi, nel rispetto dei criteri di sostenibilità e soprattutto del re del mare, il tonno rosso del Mediterraneo.